La Regina Margherita: un’alpinista regale

Il bianco scintillio della neve colpita dai raggi del sole e il freddo artico rendevano il ghiacciaio un mondo ultraterreno. Margherita di Savoia procedeva sicura, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà che le si presentavano dinanzi. Alcuni uomini guardavano a questa scena scettici: non è un luogo per donne, dicevano, ma alla Regina ben poco importava, era completamente stregata da quella vita fatta di alte vette, ghiacciai, alpeggi e frugalità. Era proprio quel mondo diametralmente opposto alla vita di Corte a regalarle attimi di spensieratezza e tranquillità d’animo.

Il Monte Rosa l’aveva da sempre affascinata, sui suoi ghiacci visse momenti di sfrenata contentezza, raggiunse il Breithorn (1889), Capanna Gnifetti (1891) e Punta Gnifetti (1893), ma sperimentò anche attimi di dolore e impotenza, come quando vide accasciarsi sulla coltre bianca il barone Luigi De Peccoz per un attacco di cuore, fedele compagno nonché organizzatore delle sue spedizioni sulle Alpi. 

Era una donna forte e resistente che amava fermarsi per ore ad ammirare le vette ricoperte dal ghiaccio, che definiva “eterno”, e discutere con chi era con lei dell’evoluzione dell’alpinismo, delle nuove conquiste e dei suoi sogni nel cassetto. 

Lanciandosi in questa disciplina in qualità di donna e Regina diede il via a una piccola rivoluzione nella cultura maschilista dell’epoca. Non era la sola, anzi, lei era un piccolo sassolino di una maestosa e preziosa montagna che racchiudeva in sé brillanti figure femminili di diverse estrazioni sociali. Intorno al 1919 venne nominata presidentessa onoraria del Ladies Alpine Club. Quest’associazione alpinistica femminile venne fondata a Londra nel 1907 da Elizabeth “Lizzie” Le Blond (1860 -1934) in segno di protesta contro il regolamento dell’Alpine Club che vietava l’ingresso alle donne: fu un vero e proprio affronto in quegli anni. La carriera alpinistica di Lizzie durò circa vent’anni e fu costellata da grandi conquiste: raggiunse la vetta del Monte Bianco e delle Grandes Jorasses ed effettuò le prime salite invernali all’Aiguille du Tour, al Col du Tacul, du Chardonnet, d’Argentiere e all’Aiguille du Midi. Inoltre, fu la prima donna a condurre un gruppo senza guida sia in inverno che in primavera. Ai tempi più che il suo ruolo, era il suo abbigliamento a destare scandalo: era solita scalare con una gonna corta che le arrivava alle ginocchia,  considerata all’epoca alla stregua della nudità. Un’altra importante presidentessa del Ladies Alpine Club fu Lucy Walker (1836 – 1916) che compì le prime ascese femminili a sedici cime tra cui il Monte Rosa, lo Strahlhorn, il Grand Combin, l’Eiger, il Balmhorn e il Cervino.

Insomma, tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’alpinismo femminile era in pieno fermento e la Regina Margherita non fece altro che cavalcare la cresta dell’onda (o meglio, delle montagne, in questo caso). Neanche gli impegni ufficiali con Re Umberto I e il figlio Vittorio Emanuele III riuscivano a distogliere la sua mente dai futuri viaggi sulle Alpi. Quando era sovrappensiero sorrideva al ricordo delle due notti trascorse in tenda durante l’ascesa alla Capanna Gnifetti o a quella nella vecchia e sgangherata Capanna del Colle del Gigante (ndr. attuale Rifugio Torino) mentre fuori infuriava la tormenta.

Dopo anni di scorribande, arrivo un momento molto lieto per Margherita di Savoia. Infatti, il 18 agosto 1893 si risvegliò nuovamente nell’accampamento presso la Capanna Linty, sotto la Capanna Gnifetti. Il cielo era limpido e il paesaggio circostante immacolato: era tempo di mettersi in cammino verso Punta Gnifetti. 

Insieme ad altre persone risalì il Ghiacciaio del Garstelet, si portò sotto la mole della Piramide Vincent e percorse il Ghiacciaio del Lys fino a raggiungere l’ampio falsopiano sotto la tanto sognata vetta. In cima, a 4.554 metri d’altitudine, davanti alla nuova struttura in legno, c’erano ad attenderla personaggi illustri del Club Alpino Italiano e non solo.

Nel discorso di inaugurazione alla Capanna-Osservatorio, a lei intitolata, venne elogiata per il suo coraggio, l’amore per la scienza e l’alpinismo. La Regina, dopo aver visitato con cura il nuovo rifugio, restò per ore in silenzio ad ammirare lo spettacolo dei ghiacciai e delle alte vette. Il tramonto e l’alba furono i due momenti più emozionanti che volle condividere con altre due donne, la marchesa e la marchesina di Villamarina, anche loro appartenenti al Ladies Alpine Club.

La Regina Margherita morì nel gennaio del 1926 all’età di 74 anni. Nonostante l’avanzare dell’età e le poche forze rimaste in corpo, continuò ad andare per cime anche negli ultimi mesi della sua esistenza, alla ricerca della quiete che solo la natura incontaminata le sapeva regalare.

Comments

2 risposte a “La Regina Margherita: un’alpinista regale”

  1. Avatar franco borgogno

    Molto bello e molto interessante!

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    1. Avatar marikaabba
      marikaabba

      Grazie infinite, Franco!

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